Sassu. Magico. Dionisiaco
La pittura di Sassu è assolutamente eccentrica. Da tutte le parti
ti somiglia a qualcosa e nelle stesse parti ti porta verso un orizzonte del
tutto ignoto. Insomma, è essenzialmente moderna, votata all’originalità,
ma con forte senso antropologico, culturale, che gli viene dalla sua Sardegna
da cui prende il suo colore dominante, per tutta la vita, il rosso dei
cavalli che appartengono all’immaginario umano, diventati via via
magici e intelligenti, volanti, come gli ippogrifi, inquietanti, come gli
unicorni, eroici, nei poemi cavallereschi, campioni come Varenne, prodigiosi
vapori delle Ferrari. Rosso Sassu, si potrebbe chiamare, il clima cromatico
che lo accompagna nei suoi ciclisti, nei suoi minatori, nei suoi uomini
rossi. Rossa è anche la sua fede politica, che lo fa stare sempre dalla parte
che ritiene più debole e bisognosa, non tanto per ideologa e fredda
determinazione razionale, quanto per emozione, innamoramento,
passione. La sua poeticità è istintuale e gestuale, ma nel suo
retroterra ci sono orme indelebili, come quella di Previati, ma anche
di Boccioni e di Carrà, che lo introducono nella dinamica degli
accadimenti, della vita aperta agli orizzonti della sperimentazione e
della ricerca. Insomma dell’originalità che non è una sommatoria di
imprevisti, ma una alchimia di trasformazione dove possono stare anche
suoi amori aggiuntivi come Velasquez e Géricault, Delacroix e Cezanne.
Su tutte queste suggestioni, perfettamente interpretate nella sua biologia
formale, domina quella di Picasso, che gli ha insegnato la sconfinatezza,
che non è eclatanza, ma senso dell’area, del ritmo, della composizione.
L’altra isola della sua vita è Majorca, dove nascerà l’epopea dei tori,
con le Tauromachie, presentate da Rafael Alberti, sempre di rosso
acceso, popolate da personaggi mitologici, che sono la sua prefigurazione
di un universo altro dove l’impossibile del desiderio, possa diventare il
possibile dei suoi sogni ad occhi aperti, nei suoi disegni, nelle sue lito,
nelle sue sculture, oltre che nella sua pittura. Nel suo pantheon critico,
bibliografico, sfilano figure eminenti, come Raffaello Giolli, Carlo Carrà,
Giuseppe Marchiori, Raffaele Carrieri, Orio Vergani, Salvatore Quasimodo,
Mario de Micheli. E con un suo brano, voglio concludere: “Sogno e realtà,
cronaca, storia, amore e morte; non c’è motivo, tema, argomento, che Sassu
non abbia trattato sospinto dal suo fervore, dal lievito della sua immaginazione.
La realtà si è fatta mitica. Il mito si è fatto realtà”. Facendo della molteplicità,
una grande unità. (1912–2000)