CLIMAX 22 di Francesco Gallo Mazzeo

 

Berthe Morisot. Nouvelle. Peinture

 

Nipote di Fragonard, anzi pronipote, Berthe Morisot si trova nel gruppo di

testa dell’impressionismo, cioè di quell’insieme di pittori che travolge la mimesi

della pittura, anche nella sua trasfigurazione caravaggesca e prima ancora grechiana,

con una velazione psicologica del reale, capace di cancellare lo stesso concetto

di scuola, di appartenenza, per fare entrare l’individualismo, forma saturnina e

singolarizzante nella vicenda delle belle arti, caratterizzata da Giotto in

poi, dalla naturalità emulativa e simpatetica, per portarla nella trasformazione

copernicana delle arti visive. Quello che viene preso in pieno, è il concetto di

bellezza, che si svolge in universo della gestualità, dell’emozione, della

istantaneità luce ombra. E lei non è da meno, anzi apporta una sua

particolare quiddità, che si sofferma, più sulla persistenza (seppure cangiante)

delle forme, che non sulla loro decostruzione materiale, che pure è presente,

nella sua proliferante barocchità d’immagine.  B.M. cerca sempre sé stessa,

non si lascia intimorire dalla prorompente personalità dei grandi impressionisti,

da Manet e Monet, da Degas a Cezanne, a Pissarro; anzi, essi costituiscono

il contesto fertile, a cui aggiungere il suo punto di vista personale, che si potrebbe

definire dialogante e intimistico, portato alla delicatezza costruttiva, piuttosto

che all’avanguardistica distrazione del gesto, che viene regolato in maniera da

captare la immediatezza del visibile comporla nella sua sintassi delle

cromaticità, che tendono, a far centro sul giallo, a virare sull’azzurro e sul

verde. Opere significative come La culla, Donna alla toilette, Porto a Lorient,

Lo specchio di Psiche, costituiscono una spettacolare carrellata, nella qualità,

nella stilistica, di un punto di vista femminile, decorante accorato, sensibile

che la pone, non nel coro, ma in una verticalità esponenziale, di ricchezza che

senza di lei sarebbe andata perduta. Senza di lei, l’impressionismo sarebbe

monco, mancante di un tratto, che è consustanziale alla modernità, che è

pluralismo vero, senso della differenza, senso dello scarto, che permette

uno scatto in avanti, portando ad una serie di metamorfosi, ardite fino al

superamento di stessa, come forma mai definitiva. Ma sempre intrisa

di una moderna provvisorietà, che è mutevole, come lo scatto della luce

che la Morisot, sa subito captare e immettere nelle sue opere, facendone

un orologio visivo di fondamentale importanza, per cui oggi la rivediamo con

l’ausilio di una lente rivelatrice, che ne fa una fondamentale pedina, un modo

di essere della pittura, che al concludersi del movimento impressionista,

come tale, ne ha fatto seguire una, di una metafisica del vedere. Qui e ora!