Berthe Morisot. Nouvelle. Peinture
Nipote di Fragonard, anzi pronipote, Berthe Morisot si trova nel gruppo di
testa dell’impressionismo, cioè di quell’insieme di pittori che travolge la mimesi
della pittura, anche nella sua trasfigurazione caravaggesca e prima ancora grechiana,
con una velazione psicologica del reale, capace di cancellare lo stesso concetto
di scuola, di appartenenza, per fare entrare l’individualismo, forma saturnina e
singolarizzante nella vicenda delle belle arti, caratterizzata da Giotto in
poi, dalla naturalità emulativa e simpatetica, per portarla nella trasformazione
copernicana delle arti visive. Quello che viene preso in pieno, è il concetto di
bellezza, che si svolge in universo della gestualità, dell’emozione, della
istantaneità luce ombra. E lei non è da meno, anzi apporta una sua
particolare quiddità, che si sofferma, più sulla persistenza (seppure cangiante)
delle forme, che non sulla loro decostruzione materiale, che pure è presente,
nella sua proliferante barocchità d’immagine. B.M. cerca sempre sé stessa,
non si lascia intimorire dalla prorompente personalità dei grandi impressionisti,
da Manet e Monet, da Degas a Cezanne, a Pissarro; anzi, essi costituiscono
il contesto fertile, a cui aggiungere il suo punto di vista personale, che si potrebbe
definire dialogante e intimistico, portato alla delicatezza costruttiva, piuttosto
che all’avanguardistica distrazione del gesto, che viene regolato in maniera da
captare la immediatezza del visibile comporla nella sua sintassi delle
cromaticità, che tendono, a far centro sul giallo, a virare sull’azzurro e sul
verde. Opere significative come La culla, Donna alla toilette, Porto a Lorient,
Lo specchio di Psiche, costituiscono una spettacolare carrellata, nella qualità,
nella stilistica, di un punto di vista femminile, decorante accorato, sensibile
che la pone, non nel coro, ma in una verticalità esponenziale, di ricchezza che
senza di lei sarebbe andata perduta. Senza di lei, l’impressionismo sarebbe
monco, mancante di un tratto, che è consustanziale alla modernità, che è
pluralismo vero, senso della differenza, senso dello scarto, che permette
uno scatto in avanti, portando ad una serie di metamorfosi, ardite fino al
superamento di stessa, come forma mai definitiva. Ma sempre intrisa
di una moderna provvisorietà, che è mutevole, come lo scatto della luce
che la Morisot, sa subito captare e immettere nelle sue opere, facendone
un orologio visivo di fondamentale importanza, per cui oggi la rivediamo con
l’ausilio di una lente rivelatrice, che ne fa una fondamentale pedina, un modo
di essere della pittura, che al concludersi del movimento impressionista,
come tale, ne ha fatto seguire una, di una metafisica del vedere. Qui e ora!