K. CLIMAX 5 di Francesco Gallo Mazzeo

 

 

Enigma. Gino Rossi

 

E’ un nome che mi torna in mente, di frequente, insieme ad altri,

a Cagnaccio di San Pietro, Piero Marussig, Tullio Garbari, Umberto

Maggioli, Ubaldo Oppi, Teodoro Wolf Ferrari, Nino Barbantini (critico

e organizzatore dei “Ribelli di Cà Pesaro”) quello di Gino Rossi, di cui

ho posseduto un bel ritratto femminile e di cui possiedo ancora

alcuni disegni. E’ un nome che, ai più, non dirà niente di

particolare o niente in assoluto, ma vi prego di credermi, quando

affermo che si tratta di un geniale artista, come lo sono tutti

quelli citati nel mio introibo, rappresentanti di una Scuola

Veneta, l’ultima di una storia cominciata con Antonello da Messina,

e continuata con Giorgione, Tiziano, Sebastiano, Tintoretto, e poi con

i grandi vedutisti, Canaletto, Bellotto, Marieschi Guardi, Tiepolo, Ricci,

Pietro Edwards, inventore del restauro moderno, conservativo

e filologico e non più ridipinto e mascherante. Gino Rossi nasce

a Venezia nel 1884 e muore a Treviso nel 1947, in manicomio.

Dopo di lui a Venezia, i due De Luigi, Ludovico e Mario, Virgilio Guidi,

Zoran Music, Ida Cadorin, Emilio Vedova, Fabrizio Plessi,

Riccardo Licata, Andrea Vizzini e qualche altro, con cui mi scuso per la

mancata citazione. Comunque, mi sembra una storia conclusa al di là,

di qualche innesto o di qualche presenza futura sempre possibile.

Teniamo comunque la pagina aperta, ma non sembra che quello che

è stato, che è stato grande, possa vedere la luce del sole. Gino Rossi,

pittore colto e raffinato, riempie una delle stanze segrete, della  storia

artistica del ‘900, che è tutta da scrivere, recuperando la sua individualità

di grande studioso, di tutto l'immaginario impressionista ed espressionista,

da Scopinich, a Semeghini, a cui si aggiungono, Gauguin, Matisse e 

Cezanne, dei suoi frequenti viaggi e permanenze in Francia, luogo della

sua grande seduzione. Come un lampo apparve, come un lampo sparì.

A riguardarlo oggi, Gino Rossi appare come una variante, in misura

auto riflettente del genio italiano ed etero riflettente  della nuova stagione

europea della grande pittura, capace ancora di sapere rappresentare

la persona e le cose, ma anche di penetrare nel fondo dell’ invisibile,

dell'interiorità psichica, nei suoi misteri, lontani dall’essere svelati,

ma proprio per questo, affascinanti, sottili, inebrianti.

Alla domanda retorica, "chi è costui?” la risposta è : un grande!