Morandi. Concerto. Silenzio
Morandi. La sua pittura è assolutamente mentale, leonardesca, nel senso
del sorriso della Gioconda, che non è umano, nel senso che non
è mimetico, ma assolutamente inventato, in una cromatica che diventa
aura, come una irreale atmosfera, che richiama El Greco. Richiama la
la melanconia nostalgica di un altro bolognese, che per questo venne
definito “il divino Guido” e sto parlando di Guido Reni, con l’esito
magistrale, di una post metafisica, che è stata pienamente in atto di
metafisica dechirichiana, nella rivista “Valori Plastici” di Mario Broglio,
dove respiravano, anche scrivendo, Savinio, Carrà, Soffici e dove erano
presenti, Chagall, Derain, Kandinsky. Quindi, una grande, grandissima,
apertura mentale, ad una poetica d’avanguardia europea. La sua
“ossessione”, per bottiglie, fiaschi, barattoli, e nature morte, è
un’analisi/sintesi del reale, che viene estratto dalla sua diffusa materia
cineraria e viene liberato in una rêverie, in cui l’esperienza, la memoria,
viene trasformata in presentazione pura, prima, in assolutezza, senza
che la forma ne sia stravolta. Ma è proprio in questa sottrazione mentale,
fantastica, della temporalità, che lo spazio si fa succedaneo di ogni gravità,
in una spiritualità iconica, che tende non alla cosa in sé, ma alla sua
traslazione a cosa mentale. E come tale, non consumabile, astratta, ma
fatta perenne, oltre la cronologia, di passato, presente, futuro, in quello
della infinita contemplazione, imparata dalla stilisticità, del sapere stare
solo con sé stesso, otre le avventure corali dell’agorà, emotive ed instabili
ed essersi ritirato in un eremo immaginario, quello della sua infinità…
È l’unico artista le cui incisioni seriali (sempre di tiratura
molto limitata) hanno un valore di mercato superiore a quello dei
disegni, quindi dei pezzi unici; questo perché, mentre nel disegno, Morandi
studia soggetti pittorici e quindi sono idee prime a cui non dà compiutezza,
lasciandoli ad uno stato “impressionistico”, nella grafica, che considera
opera compiuta, esercita tutto il reticolo della sua preziosità
artistica, trattandola con una tessitura fiamminga, che è quella della
sua pittura, facendola diventare tonale, virtualmente policroma, facendone
una diversità analogica nel mondo dei suoi oggetti magici del silenzio.