K. CLIMAX 8 di Francesco Gallo Mazzeo

Morandi. Concerto. Silenzio

 

Morandi. La sua pittura è assolutamente mentale, leonardesca, nel senso

del sorriso della Gioconda, che non è umano, nel senso che non

è mimetico, ma assolutamente inventato, in una cromatica che diventa

aura, come una irreale atmosfera, che richiama El Greco. Richiama la

la melanconia nostalgica di un altro bolognese, che per questo venne

definito “il divino Guido” e sto parlando di Guido Reni, con l’esito

magistrale, di una post metafisica, che è stata pienamente in atto di

metafisica dechirichiana, nella rivista “Valori Plastici” di Mario Broglio,

dove respiravano, anche scrivendo, Savinio, Carrà, Soffici e dove erano

presenti, Chagall, Derain, Kandinsky. Quindi, una grande, grandissima,

apertura mentale, ad una poetica d’avanguardia europea. La sua

“ossessione”, per bottiglie, fiaschi, barattoli, e nature morte, è

 un’analisi/sintesi del reale, che viene estratto dalla sua diffusa materia

cineraria e viene liberato in una rêverie, in cui l’esperienza, la memoria,

viene trasformata in presentazione pura, prima, in assolutezza, senza

che la forma ne sia stravolta. Ma è proprio in questa sottrazione mentale,

fantastica, della temporalità, che lo spazio si fa succedaneo di ogni gravità,

in una spiritualità iconica, che tende non alla cosa in sé, ma alla sua

traslazione a cosa mentale. E come tale, non consumabile, astratta, ma

fatta perenne, oltre la cronologia, di passato, presente, futuro, in quello

della infinita contemplazione, imparata dalla stilisticità, del sapere stare

solo con sé stesso, otre le avventure corali dell’agorà, emotive ed instabili

ed essersi ritirato in un eremo immaginario, quello della sua infinità…

È l’unico artista le cui incisioni seriali (sempre di tiratura

molto limitata) hanno un valore di mercato superiore a quello dei

disegni, quindi dei pezzi unici; questo perché, mentre nel disegno, Morandi

studia soggetti pittorici e quindi sono idee prime a cui non dà compiutezza,

lasciandoli ad uno stato “impressionistico”, nella grafica, che considera

opera compiuta, esercita tutto il reticolo della sua preziosità

artistica, trattandola con una tessitura fiamminga, che è quella della

sua pittura, facendola diventare tonale, virtualmente policroma, facendone

una diversità analogica nel mondo dei suoi oggetti magici del silenzio.